«E il crepuscolo della pittura e della scultura è accadimento a tutti visibile. Non è l'angoscia per non poter più mai dipingere come Raffaello o Goya, congiunta all'impulso profondo di dover tuttavia continuare a delineare e a colorire e a plasmare la bella favola, rinnovandone, come si suol dire, le immagini e il linguaggio. Facili esclamazioni! L'astrattismo è uno di codesti linguaggi, e dichiara di spacciarsi del reale, ma si trova ad essere avvinto alla pura elementarità geometrica, resa puerile dalla vanagloria intellettuale, mesticata con simulazioni d'umiltà». Benso Becca, Vita sprecata di un italiano , Roma, Centro Editoriale dell'Osservatore, 1955, pag. 168