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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

Lo scrittore borghese, bassamente borghese

 Nel 1962, Dacia Maraini vinse sei milioni di lire con il romanzo L'età del malessere , vincitore del Premio Formentor. Ci fu chi accusò Moravia di avere influenzato la conclusione del premio, facendolo assegnare alla donna che era (o stava per essere) la sua compagna. Moravia rispose che non c'entrava assolutamente nulla. E disse anche, secondo quanto dichiarò Giuseppe Berto: «che cosa sono in fondo sei milioni, io che vivo nel mondo del cinema non ci faccio caso e non val la pena di fare tanto rumore». (Vedi Vie Nuove, a. XVII, n. 21, 24 maggio 1962, pag. 22). Sempre secondo la testimonianza di Berto citata, in risposta ad uno studente che protestava Moravia mise «una mano in tasca» e disse «le restituisco le mille lire». Questo episodio è uno dei molti motivi per cui io considero Moravia uno scrittore meno che mediocre (anzi, non lo ritengo uno scrittore, ma uno scrivente) e non stimo la sua esperienza umana.

Sopravvivere

 L'essere umano desidera sopravvivere alla morte perché la sua profonda essenza è l'attesa nell'insoddisfazione del presente. 

Miseria e antica nobiltà

 Le case editrici, oggi, sono dei saloni di vendita d'automobili con più carta che pneumatici. 

Piacere e dovere

 Oggi (e questo oggi  è iniziato settanta anni fa) non si può usare la categoria del piacere parlando di arte. Dire «questo quadro non mi piace», «questa scultura non mi piace» è considerato atto rivelatore di povertà culturale, di sprovvedutezza culturale, di piccineria e ignoranza. Oggi l'arte non può e non deve piacere , ma deve essere "capita", "inquadrata nel suo contesto storico e sociale", "compresa come anello di una catena di cause-effetti che portano a certe consapevolezze". Tutto ciò mi ricorda i matrimoni combinati di cento anni fa; quando alla ragazza cui si imponeva un marito che lei mai avrebbe voluto, i genitori dicevano: "Vedrai che col tempo imparerai ad amarlo".